Abbiamo voluto confrontare bisogni, desideri e necessità dei consumatori/trici (meglio ancora fruitori/trici) e dei produttori/trici, partendo dal presupposto che il perseguimento di una Autonomia Alimentare Locale non può prescindere da una corresponsabilizzazione degli uni e degli/le altre: un patto da costruire insieme condividendo risorse e benefici.

Prima di tutto risulta necessario svincolare l’agricoltura dai meccanismi della grande distribuzione, alla base della quale c’è la politica delle sovvenzioni, che permettono il contenimento dei costi di produzione e garantiscono lauti guadagni all’agroindustria e alla GDO, obbligando i produttori, per garantirsi la sopravvivenza economica, a scelte produttive spesso antiecologiche e, a volte, antisociali. 

Pensare ad una agricoltura locale che soddisfi la richiesta di chi vive nelle zone di produzione implica:

• una giusta retribuzione del produttore, riducendo il più possibile i rischi;

• la consapevolezza dei consumatori che, scegliendo di consumare prodotti sani e a chilometro zero, dovrebbero essere capaci e messi in condizione di compartecipare al processo produttivo e assumersi parte dei rischi;

• l’accessibilità e la non esclusione per tutti, a prescindere dalle capacità di spesa, attraverso meccanismi di solidarietà tutti da definire.

Esistono diversi modelli ai quali fare riferimento ma, fino ad ora, si sono occupati o della produzione o della distribuzione separatamente. 

Ad esempio le CSA per la produzione (i consumatori pagano anticipatamente il lavoro e i costi della produzione per poi scalare ciò che hanno versato nell’acquisto dei prodotti) e i GAS, nelle varie forme finora sperimentate (oltre alle tradizionali, anche l’emporio di comunità e i magazzini diffusi) per l’accesso del pubblico e la distribuzione di prodotti selezionati, con particolare interesse nel nostro caso ai prodotti freschi.

La scommessa che vogliamo lanciare è quella di connettere e far sviluppare congiuntamente queste esperienze, a partire dai valori che nella Rete Appenninica sono già stati condivisi nella Carta dei Principi.

Sarà necessario formare un tavolo di lavoro che approfondisca:

• i bisogni dei produttori;

• i bisogni dei consumatori;

• individui i punti deboli che hanno fatto fallire o messo in seria difficoltà le iniziative fino ad ora proposte intorno a noi;

• individui tutte le risorse utili alla realizzazione del progetto;

• funga da collettore e sia in grado di far comunicare produttori e consumatori. 

Nel cartellone che abbiamo via via compilato sono raccolte le esigenze che si vorrebbe far incontrare, idee e problematiche alle quali sarà necessario trovare soluzione.

A seguito dell’incontro “Autonomia alimentare nella valle del Reno” del 5 marzo a Vedegheto è convocato un tavolo di lavoro per riprendere le idee e i temi emersi e portarli ad una fase operativa. Giovedì 30 marzo ore 19,30 (portiamo cibo da condividere) presso Acquafresca, Monzuno (posizione) con il seguente ordine del giorno:
▪ approfondimento per definire meglio un modello che vorremmo applicare;
▪ individuazione dei nodi da sciogliere, delle figure da coinvolgere, delle risorse necessarie;
▪ definizione di sottogruppi di lavoro.
Per info Sabrina 339 6410983‬